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La tendenza a fondere le diverse arti, riconducibile all'eliminazione dei confini tra le molteplici categorie artistiche verificatasi agli inizi degli anni sessanta, oltre a portare un cambiamento del linguaggio visivo in genere, determina la nascita di una nuova pratica d'arte, in cui la sparizione dell'opera - quadro o scultura che sia - conduce l'artista ad assumere come mezzo espressivo il corpo. Il volume rintraccia e analizza il percorso di autodeterminazione della donna che ha segnato i due decenni sessanta e settanta, e che ha declinato in vario modo le istanze femministe di alcune artiste come Marina Abramovic, Tomaso Binga, Sanja Ivekovic, Ketty La Rocca, Gina Pane, Suzanne Santoro e Francesca Woodman, e pioniere nella danza come Trisha Brown, Simone Forti e Yvonne Rainer. Negli ultimi anni, inoltre, il linguaggio del corpo è stato ripreso anche da artiste italiane quali la coppia formata da Eleonora Chiari e Sara Goldschmied, Chiara Fumai, Silvia Giambrone, Valentina Miorandi e Alice Schivardi - e dal collettivo artistico con base a Parigi Claire Fontaine. Tutte hanno riattualizzato l'eredità ricevuta da chi le ha precedute, realizzando una serie di opere che compenetrano le ragioni dell'estetica con quelle della politica.